La percezione dei sensi: La vista.

Buio squarciato dalla luce o Luce circondata dal buio?
Assenza di luce, una definizione piuttosto semplice, ma sarà davvero così semplice? 

Guardavo una trasmissione dove facevano fare ad un vedente, un percorso di buio totale, accompagnati da un non vedente. 

 

Sembra semplice no? Non molto in realtà. Salvo chi viva ancora in aperta campagna o in alta montagna, sono poche le persone che davvero sanno cosa il buio sia.

 

Da noi, nelle città o paesini, non stiamo mai davvero al buio: vuoi l’inquinamento ambientale da lampade esterne, vuoi perché in casa abbiamo mille di quel piccoli Led rossi dei nostri apparati elettronici, non siamo mai davvero la buio. 

 

Dovreste provarlo questo percorso al buio: io l’ho fatto per diversi anni, in tempo diversi ovviamente, non continuativi. 

 

La prima fase è di paura: non riusciamo più ad avere quella valanga di informazioni che, di solito, gli occhi ci danno. Ci sembra di essere stati immersi in un universo che non sia il nostro, perché il nostro, se non altro gli astri che un po’ di luce la fanno, ci sono!!

 

Scientificamente servono circa dai 5 ai 20 minuti affinché gli occhi si abituino al buio: è una cosa sperimentata in laboratori di studi oculistici, e da personale appartenente alle forze speciali: l’occhio prima di poter vedere nel buio si devono adattare, non c’è possibilità che il nostro sistema visivo possa passare dalla luce naturale, o artificiale che sia, al buio senza una fase di adattamento. E quei momenti di adattamento sono i peggiori, quelli in cui la paura ci assale, ci paralizza, ci terrorizza. 

 

Dopo quella fase ci sono due possibili situazioni che ci si possono presentare: in una c’è della luce residua, molto bassa, ma a cui l’occhio, almeno in parte, riesce ad abituarsi permettendoci così di vedere, se non altro, ombre, forme ed in parte distanze. 

 

L’altra, il vero inferno dei sensi, è quella in cui ci si rende conto che siamo in un ambiente davvero buio: niente infiltrazioni luminose, niente appelli con i Led domestici, nulla di nulla!! Allora, una paura ancora più forte di prima ci attanaglia: si perde la cognizione di dove siamo rispetto all’ambiente in cui siamo. Ci sarà un muro davanti? Una sedia a fianco? Un qualsiasi pezzo di arredamento dietro?

 

In quel momento, e solo allora, possiamo farci una vaga idea di come viva un non vedente, e peggio ancora come viva una persona diventata non vedente. 

 

Vivono un mondo in cui nulla ha forma, nulla è ad una distanza, nulla ha un colore che ci avvisa se una cosa è calda o fredda, nulla che ci dica se un oggetto è liscio o ruvido. 

 

Questo, se manteniamo questo stato di buio assoluto abbastanza a lungo o fino a quando, ascoltando magari chi ci accompagna in questa situazione se è guidata, cominciamo a cercare di espandere i nostri sensi, che poi è quello che sono stati costretti a fare i non vedenti dal momento in cui sono nati così o ci sono diventati e facciamo affidamento sull’udito per cercare di misurare una distanza, cerchiamo di usare il tatto per dare una forma, cerchiamo di usare l’olfatto, per dare un gusto o un idea su qualcuno che profuma vicino a noi.

 

Per un vedente è uno sforzo immane, per non un vedente no: lui ci è cresciuto così; chi sta davvero messo male è colui che diventa non vedente. Vive le stesse sensazioni che viviamo noi, durante il nostro esperimento: ha una memoria delle forme, dei colori, delle distanze, ma contrariamente a noi, non ha un’ancora come l’abbiano noi; lui non vive un esperimento che avrà un termine. Lui non vedrà più la luce, non vedrà più i colori, non vedrà più le profondità che possono fare magnifica una valle.

 

Si adatterà, come fanno tutti quelli che devono farlo, ma con l’amarezza in più, rispetto al nato cieco, di avere ricordi di come fosse prima. 

 

Ci sarebbe da impazzire penserete voi, non lo so, io sono di quei fortunati che ha scelto di fare questo esperimento, io sono tornato indietro. Loro non possono, per cui non darei per scontato che si adatteranno mai a vivere in questo nuovo universo senza colori, senza profondità, senza forme.

 

Ma, ma, ma… tutto ha un risvolto. Per la legge del Tao, o dei princìpi opposti, come preferite, ogni cosa ha un suo aspetto opposto. 

 

Noi non possiamo nemmeno immaginare lontanamente cosa l’olfatto può produrre come sensazioni, se spinto oltre i nostri metri di paragone, o cosa possa un odore stimolare nel nostro cervello. Men che meno potremo mai capire quanto limitato sia il nostro tatto rispetto al loro.

 

I non vedenti hanno, non me ne vogliano, la fortuna di avere quattro sensi che valgono quattro volte i nostri cinque ordinari. Possono ascoltare quello che noi non ascoltiamo, possono odorare quanto noi ignoriamo, possono percepire forme, ruvidità, liscezza, caldo, freddo che noi non consideriamo nemmeno validi come variazioni del nostro tatto.

 

Ma se tutto questo è vero, perché i non vedenti vengono, spesso, visti  e considerati inferiori come capacità? Eppure la definizione corretta è diversamente abili ed io aggiungerei anche un superiormente al diversamente.  Hanno un modo diverso, e per certi versi migliore, di noi di vedere il mondo, allora perché considerarli inferiori? Chi di noi vedenti sarebbe in grado di capire se si tratta di una cipolla o una testa d’aglio solo dal rumore che fa cadendo sul tavolo. Chi di noi vedenti sa dirci la distanza più esatta tra un non vedente ed un vedente, di una macchina che transita vicino senza vederla?

 

Da tutto questo dovremmo imparare che il nostro mondo può essere uguale per tutte le persone, ma percepito in modo totalmente diverso. Senza che questa diversità ponga, poi, delle diversità tra le persone.

 

Dovremmo… già… !

 

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