Dolore – Primo passo: capire di cosa siamo vittime.

Come affrontare la ricerca di una terapia, quando i medici insistono nel dirti: «Lei è sano come un pesce!»?


Dolore senza pause!!!

Photo by Nik Shuliahin on Unsplash


Quando capita di essere vittime di una qualsiasi forma di dolore, la prima cosa che si fa, di norma, è rivolgersi ad un medico. Più propriamente al nostro medico di base.

Ora visto che gli specialisti raramente sono medici di base, quest’ultimo farà il proprio lavoro, ossia in base alla propria esperienza, ed al racconto delle nostre sensazioni sul dolore, proverà a mandarci da uno specialista, di una branca della medicina, che creda sia quello più adatto, o più probabilmente quello che più si avvicina, a chi può indagare, e forse, risolvere il nostro problema.

Certamente il medico di base, di più non può fare, per cui ci armiamo di santa pazienza, prenotiamo una visita, quasi sempre a pagamento perché altrimenti la coda ci porterebbe a dover aspettare mesi, prima del nostro turno, e con il dolore che ci tallona, non siamo disposti —e giustamente direi— ad attendere oltre il minimo necessario.

Questo specialista ci chiederà, se sa fare il suo mestiere, il nostro vissuto medico, se abbiamo un’idea di cosa possa aver innescato il nostro dolore, dopo di che inizierà a chiedere degli esami di laboratorio, o altro, che reputi necessario.

Altra corsa contro il tempo: di nuovo si paga per la prestazione del caso, che siano analisi o una TAC, per non attendere mesi, visto il dolore che si prova, non si è disposti ad attendere tanto!

Torniamo dal nostro specialista, e lui non ne cava un ragno dal buco, per cui altre indagini ed altre analisi, e via così per un certo numero di volte.

Alla fine, qualunque sia la sua specializzazione, finirà in due modi:

  1. Ci dirà che il problema non copre il suo campo di azione, per cui devo tornare dal mio medico di base che deve inviarmi da un altro specialista. Se si sente di rischiare, lo specialista attuale, darà anche un qualche consiglio su a quale altro specialista rivolgersi.
  2. Ci dirà quella classica frase che impareremo, col tempo, ad odiare: «Per quanto mi riguarda —inteso per la propria specializzazione— lei è sano come un pesce: risenta il suo medico di base per provare altre strade.» E, incassato l’assegno, saluti al pupo ed addio.

Voi a quel punto che fate? Il dolore è sempre li, e magari peggiora con il passare del tempo, per cui tornare dal vostro medico di base, che tenterà con un’altra branca della medicina, ed invio al relativo specialista. E ricomincia il tutto di nuovo, con lo stesso risultato: o il punto uno, oppure il punto due.

Ora, considerate che questo percorso, che rappresenta circa un cane che si morde la coda, succeda otto, nove oppure dieci volte… Consideriamo che: tra tempi per prenotare le visite, tempi per prenotare gli esami, tempi per tornare a far vedere i referti, e tempo di cominciare un altro giro di test, passi, per ogni branca, circa un paio di mesi —e voglio essere molto ottimista in merito ai tempi—

Vi troverete ad aver perso un anno, un anno e mezzo a girovagare per studi specialistici, senza aver ottenuto nessun risultato, o quanto meno sollievo per il vostro dolore.

Badate: non faccio il conto, solo della mia esperienza personale, ma considero anche le vicissitudini raccontatemi, da altri malati nelle mie condizioni, conosciuti in giro per sale di attesa di specialisti, o degli ospedali!

Se dovessi parlare solo della mia, di esperienza, allora saremmo davvero messo male: mi ci sono voluti più di 10 anni prima di cominciare a parlare di una possibile soluzione, come vi ho già raccontato nel primo pezzo di questa serie.

Però le cose stanno così: con i tempi che ha la sanità italiana, quelli necessari a fare una diagnosi —quando alla fine ci si arriva ad una diagnosi!— sono interminabili: ci sono persone che sono state più fortunate, perché hanno iniziato il loro peregrinare nell’ultimo decennio, per cui la terapia del dolore cominciava già ad essere più accettata, anche dai medici più ostinati nei confronti di questa branca della medicina.

Ma per noi più vecchiotti, ci è voluto sempre tanto, troppo, tempo per arrivare nelle mani di questi maghi della cura del dolore. Sembrava, almeno inizialmente, i loro colleghi li considerassero: poco più che dei maghi —anche se immagino fossero più propensi a definirli stregoni o anche di peggio— medici che giocavano sulla pelle dei malati sofferenti.

Non ho mai capito perché i medici di altre specializzazioni, inizialmente, non credevano nelle capacità, di questa branca della medicina, di poter davvero aiutare chi soffrisse, da poco o da molto non cambia, a trovare una alternativa al doversi sentire dire che forse sotto, sotto, tutto quel dolore non c’era, che ce lo immaginavamo, che insomma, nasceva dalla nostra testa, più che dai nostri nervi adibiti a trasmettere quella sensazione.

Vi pare ridicolo? Eppure più di un medico ha accennato, vagamente, alla possibilità del dolore auto generato. Altrimenti non si spiegava il perché nessuno dei dotti, e luminari, trovasse una malattia, che lo generasse questo dolore, da poter curare. E non è capitato solo a me, fidatevi: altri miei colleghi di disavventura mi hanno raccontato esperienze simili!

Quando finalmente mi si disse che esistevano medici che, del lenire il dolore dei pazienti, aveva fatto il proprio lavoro, mi sembrava persino impossible: “Sicuramente è una vera novità nel campo medico: non ne avevo mai sentito parlare.” Mi son detto anch’io. Peccato che, come riporta la pagina wiki sulla terapia del dolore che vi ho postato nell’articolo precedente:

Fu il primo vero programma di formazione della medicina contro il dolore, programma che, tuttavia, poté dirsi pienamente completato solo nel 1970, nonostante tutti gli incontri preliminari nei quali i medici che aderirono all’iniziativa discussero dei problemi di pazienti affetti da dolore cronico per elaborare la strategia di cura più efficace. Nel 1950 John Bonica, accumulato materiale di ricerca clinica ed esperienza a sufficienza, poté iniziare la stesura di un libro di 1500 pagine intitolato “The Management of Pain”, “Il Trattamento del Dolore”, pubblicato nel 1953, immediatamente tradotto in diverse lingue e immediatamente considerato la ‘Bibbia’ della diagnosi e della terapia del dolore.

Quindi si parla, di terapia del dolore, già dal 1950! Cosa porti molti medici a non voler segnalare l’esistenza di questa branca della medicina, a chi è in condizione di sofferenza continuativa da mesi, o anni, non l’ho mai capito. È pur vero che non ho mai svolto un’indagine seria, su questo argomento, ma parlando con altri pazienti, con problemi simili al mio, essi mi hanno confermato che neppure i loro specialisti, per anni, hanno mai segnalato questa possibilità di gestione terapeutica, del nostro dolore.

Un motivo deve ben esserci, ma forse, più per paura dello scoprire il vero motivo di questo silenzio sull’argomento, ho deciso che era meglio non indagare: ormai io, a terapia del dolore, ci sono approdato, del perché tutti gli specialisti interpellati, precedentemente, nessuno, e dico nessuno, mi abbia mai proposto di rivolgermi a questa branca della medicina, ho preferito restarne all’oscuro: tanto non mi cambierebbe nulla, a questo punto, delle loro motivazioni!

Insomma: alla fine della fiera avrei potuto soffrire molto meno, da molti più anni, eppure così non è stato. Per quale motivo, non lo saprò mai, probabilmente, ma resta il fatto che la mia storia è un po’ comune a tutti quelli che ho conosciuto, negli anni, che soffrono di problemi simili ai miei.

Concludendo


La soluzione che vi propongo, cari colleghi di disavventura è piuttosto semplice: invertite il procedimento! Rivolgetevi prima a terapia del dolore e poi, con il dolore sotto controllo, iniziate a cercare di capire quale sia l’origine del vostro problema.

Seguendo questo mio semplice consiglio, vi eviterete mesi, quando non anni, di sofferenze inutili. Intanto metterete il dolore sotto controllo, che è la cosa principale, in seconda battuta, potrete, con più calma e non più assillati dal dolore perenne che vi martella, cercare uno specialista che possa capire da dove arriva questo, stramaledetto, compagno di vita.

Alcuni obietteranno: ma se non ho provato nemmeno uno specialista, come faccio a dire al terapista del dolore che ho soffro senza una ragione? Amici miei, un piccolo segreto: al terapista del dolore, che voi siate già stati da dieci luminari o da nessuno, interessa relativamente: a loro importa farvi stare meglio e non dovervi confrontare con il dolore quotidianamente. Ne hanno già visti troppi in quelle condizioni per farvi perdere tempo andando da questo o quell’altro specialista. Se proprio avranno dei dubbi, saranno loro a mandarvi da uno specialista, che per loro esperienza sanno possa essere quello più adatto.

Invertendo il processo di selezione della branca della medicina, e quindi andando prima dal terapista del dolore, secondo me, è la soluzione migliore. Loro, per la propria specializzazione, hanno idee più mirate sull’origine di uno specifico dolore, rispetto ad un medico generico, con tutto il rispetto dei medici generici, ma che in quanto tali devono, almeno in parte, andare a naso nel mandarvi da questo, o quell’altro, specialista.

Va da se che non dovete far perdere tempo a questi specialisti chiedendo il loro intervento per un mal di testa occasionale che si presenta, che so, una volta al semestre! So comunque per certo che chi è nelle mie condizioni sa benissimo che mi sto rivolgendo a lui. Senza voler fare di noi sofferenti permanenti una élite, sappiamo bene cosa stiamo passando e quanto, questa specifica figura professionale medica, potrebbe esserci di aiuto!

Vi dico solo che i loro più numerosi pazienti, sono quelle persone affette da tumori non trattabili in condizioni terminali, per i quali la gestione del dolore è l’unica cosa che impedisce loro di fare un gesto estremo.

Per cui non fate perdere loro tempo: se solo davvero siete in sofferenza perenne o periodica, in una situazione per la quale nessuna altra possibile soluzione medica ha finora funzionato, allora cercate un terapista del dolore nella vostra zona ed affidatevi a lui a cuore aperto: non ve ne pentirete!

J.C.

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