Dolore – Come la gente (mal) considera il nostro aspetto.

Non considerando che non abbiamo possibilità di fare attività fisica, tenerci in forma non è una cosa così facile per noi. Eppure le critiche piovono da tutte le parti, sebbene raramente le esprimano in faccia!


Come la gente (mal) considera il nostro aspetto è fin troppo comune, al giorno d’oggi; l’aspetto ha la precedenza su tutto: nella prima impressione che diamo, quando conosciamo qualcuno. La società impone che si sia tirati a lustro, che con una forma fisica ben curata, frutto di ore passate in palestra, a sudare come dannati.

E quelli che non possono permetterselo? Ci sono persone che non possono economicamente, persone che non hanno materialmente il tempo per farlo e persone, le cui malattie, lo impediscono.


Persone che non possono permettersi una forma fisica invidiabile.

Ecco questo è il nostro caso, e con nostro intendo noi persone che soffriamo di dolore cronico (non oncologico). Va da sé che nelle nostre condizioni, non possiamo permetterci il lusso di fare attività sportive. Già per me, la cessazione delle attività sportive fu un gran brutto colpo. Quando è iniziato il mio calvario, praticavo, ed insegnavo, arti marziali; amavo passeggiare in montagna ed avevo altre attività che sicuramente giovavano al mio fisico, ma da allora ho dovuto interrompere tutto, e in modo piuttosto brusco.

All’inizio, chiaramente, a tutto pensavo, tranne che a quel settore in particolare: di certo continuare a praticare le mie attività sportive, non era un mio pensiero costante, nella prima fase della malattia. Né è mai tornato ad esserlo, a dire il vero: vivere con un dolore costante, ventiquattro ore al giorno, ti fa riconsiderare le tue priorità, sicuramente su una scala totalmente diversa, rispetto a quando stavi bene.

Ovviamente, una volta assestata la fase iniziale, ed iniziata una terapia che tenesse a bada il dolore, almeno se non si fanno sforzi fisici, la palestra mi mancava: mi mancava il rapporto con gli allievi, il rapporto con gli altri insegnati, lo studio di nuove cose, sebbene già maestro per certi versi.


Quanto ci manca la forma fisica e quel che ne consegue.

Mi mancano le persone che si sono allontanate nel tempo, una volta allievi contenti di quello che potevo insegnare loro, e poi spariti nel nulla, una volta realizzato che non potevo proseguire l’insegnamento. D’altro canto ci sono stati allievi, invece, che mi sono rimasti vicini, nonostante gli anni passati lontano dall’insegnamento, e questo, sicuramente, mi ha aiutato a sopportare i momenti più bui della malattia.

Ma la cosa che da(va) più fastidio era lo sguardo, quasi schifato, di chi mi vedeva appesantire sempre di più, con il passare del tempo. Certo sono persone che non mi conoscono, né sanno del mio passato sportivo, e tanto meno conoscono la ragione del perché non possa fare attività fisica, per mettermi in forma; ma l’essere passato dai miei 62 chilogrammi di media, che ho tenuto per oltre trent’anni, ai miei attuali 95, per non parlare dei 110 raggiunti nel periodo di terapie a base di cortisone: mattino, pomeriggio e sera, è stato prontamente rilevato dai più simpatici. Non si sono minimamente posti il problema, del perché fossi aumentato così tanto di peso, ne hanno fatto la fatica di collegare il mio stato di salute all’impennata della massa grassa.

Ma davvero credono che mi diverta essere in sovrappeso? O che io sia così stolto da non pensare che il mio peso, eccessivo, possa essere fonte di altri problemi di salute? Beh se così fosse allora sbagliano di grosso: il problema è che non posso farci nulla… A parte gestire correttamente l’alimentazione, non ho altri modi per controllare il peso.

E fidatevi che scendere dai 110 ai 95, attuali, non è stato uno scherzo, visto che il peso aggiuntivo era, per la maggior, parte ritenzione idrica, per via del cortisone assunto per mesi: una volta che il liquido si è infiltrato nei tessuti, liberarsene, senza poter fare dell’attività fisica, è davvero dura!


Confrontarsi con l’inevitabilità della situazione.

Quello che da più fastidio, però, non è tanto il fatto di essere aumentato di peso, e di non riuscire a scendere più di così, ma l’atteggiamento della gente nei confronti della mia forma fisica: tutti bravi a criticare, a dire che se non cali di peso, è perché in realtà non te ne frega un accidente, ed a rendere ancora la cosa più antipatica, il fatto che raramente te lo dicono apertamente: lo fanno quasi sempre parlando di te, con altre persone, conoscenti o meno. Poi siamo sinceri: non serve che te lo dicano direttamente, o che tu lo scopra per interposta persona; di solito hanno uno sguardo così accusatorio che è sufficientemente esplicativo.

Peccato però che, a noi, le attività sportive sono precluse; per alcuni, attività molto leggere, sono anche ammesse, ma per casi come il mio, per esempio, considerate che i dolori prendono il sopravvento se invece di accontentarmi di fare una volta la vasca al centro commerciale, mi azzardo a farlo una seconda volta! Di conseguenza pensate cosa otterrei se mi azzardassi a fare una vasca nuotando, oppure usare un tapis roulant per più di cinque minuti, sebbene a bassissima potenza. Avevo provato, nel disperato tentativo di riprendere a fare qualche attività fisica, anche ad iscrivermi ad una scuola di Tai Chi Chuan.

Chi conosce questa arte marziale, sa che è una attività molto dolce, che richiede praticamente forza zero, eppure sono durato 3 o 4 mesi: il dolore, al rientro dalla scuola era tale, che nemmeno le dosi aggiuntive di farmaci antidolorifici, previste dalla terapia, riuscivano a calmarlo. Per cui, alla fine, ho dovuto mollare anche quella, di attività fisica.


Peso sulla propria autostima.

Ora, io ho un’età per la quale ho imparato a fregarmene abbastanza di cosa pensa la gente, ma mi domando un giovane, affetto da una simile patologia, come possa reagire a certi sguardi, o certi commenti, fatti sempre alle proprie spalle. Oppure trovarsi nella situazione per cui, si viene scartati, da una persona con cui si vorrebbe approfondire una conoscenza, per il proprio aspetto fisico.

L’autostima, specialmente in un giovane, è una componente molto importante: se chi ci sta attorno tende a demolircela, per una questione su cui non possiamo intervenire, non stupitevi se, a quel punto, la persona vi manda allegramente a quel paese: è il minimo che vi meritiate!


Traendo delle conclusioni…

Questa malattia ci preclude qualsiasi forma di attività fisica, dal semplice farsi una camminata, alle cose più complesse, come un’arte marziale o allenamento serio in palestra o una camminata in montagna.

La nostra non è una scelta di uno stile di vita, privo della giusta componente di movimento, ma una imposizione della particolare malattia che ci affligge. Mica camminiamo sorretti da uno, o due a seconda della giornata, bastoni da camminata per divertimento!

Eppure c’è gente, li fuori, che per prima cosa critica, senza domandarsi perché una persona sia in sovrappeso. Senza minimamente preoccuparsi, di quale possa essere la reale motivazione, di quel peso eccessivo, e questo di sicuro non aiuta la nostra autostima!

J.C.


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Un pensiero su “Dolore – Come la gente (mal) considera il nostro aspetto.

  1. Purtroppo la gente, ormai, è così condizionata dall’aspetto, che pare non ci sia altro da considerare quando si conosce qualcuno. E davvero non so come diamine si sia arrivati a questo punto. L’intelligenza, l’essere maturi, la spigliatezza nel conversare, la cultura che una persona possa avere, sembrano tutti fattori passati ormai in secondo piano, nel valutare una persona appena incontrata.

    Pare che il motto sia ormai apparire, non essere! I social, per primi, sono promotori di questo modo di ragionare, se possiamo chiamarlo così. Basta vedere l’esplosione che hanno avuto, negli ultimi anni, i social in cui l’apparire definisce se sei uno ok, o uno sfigato qualsiasi.

    Poco importa se poi si nota, lontano un chilometro, che le foto sono state, pesantemente, modificate: quello che conta è che, al primo colpo d’occhio, tu sia bello, che sprizzi salute da tutti i pori, e chi se ne frega se per sembrarlo sarai magari anche abulico!

    Caro J.C. al di là della nostra malattia, credo sia un problema più generico, quello dell’essere giudicato per il proprio aspetto fisico, al giorno d’oggi: non colpisce solo noi. Tutti veniamo catalogati base al nostro aspetto… E se sei a posto, con il fisico, allora si passa a verificare se sei di moda con il vestiario, e così via, utilizzando tutta una serie di parametri, che con la tua vera personalità, spesso, hanno poco a che fare.

    Sinceramente visto come sono messo, ed immagino posso dire come siamo messi credo che l’apparenza sia l’ultimo dei nostri problemi… O no?

    Frà

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